Parallela all'idea di creare un festival cinematografico
a Busto Arsizio è stata quella di istituire un concorso
di sceneggiatura, con lo scopo di valorizzare questo aspetto del
processo creativo e, per quanto possibile, di mettere in contatto
autori di talento con il mondo produttivo.
Motivazione principale del premio è la convinzione che,
per quanto un film sia un mezzo di comunicazione visivo, è
la sceneggiatura che modella la trama, definisce i collegamenti
tra le sequenze e delinea il contesto dell'azione, senza contare
che è l'efficacia dei dialoghi a conferire vita e credibilità
ai personaggi. Da tutto ciò deriva l'importanza dello stile
della scrittura, che sempre più spesso sembra essere uno
degli elementi che differenziano i film di cassetta dai film d'autore.
VINCITORI:
Premio Fondazione Bandera per l'Arte (primo premio assoluto)
- 5.000 Euro - all'opera di maggior valore artistico: a Stefano
Turrini per Verso il mattino
Premio Bianchi Cuscinetti -3.500 Euro - alla sceneggiatura
più innovativa: a Fulvio Wetzl per Ognuno ha un sogno
Premio Di Meglio - 3.500 Euro - alla sceneggiatura con
miglior caratterizzazione di genere: a Ernesto Gastaldi per La
chiave della fortuna
Premio Faciba alla migliore opera prima: a Angela Dionne
per Figlia del vento
Una sceneggiatura che riesce a coniugare l'aspra conflittualità
dei personaggi e le lacerazioni all'interno di una famiglia con
uno scenario naturale (un'isola del mediterraneo) di grande drammaticità
e suggestione.
Menzioni speciali:
Elle di Giorgio Bonecchi Borgazzi
La fantasia - da sempre nutrimento essenziale per il cinema -
è la qualità fondamentale di questa sceneggiatura.
Ed è per questa ragione che la giuria intende segnalarla.
Colpo di vento di Silvia Silvani e Valerio Andrei
Un tema suggestivo (le conseguenza psicologiche di un trapianto
di cuore) che meriterebbe di trovare spazio in un cinema - come
quello italiano - oggi di nuovo attento alle problematiche più
delicate della vita contemporanea.
L'uomo tra la folla di Paolo Pintacuda
La sceneggiatura propone all'attenzione del cinema un personaggio
realmente esistito e scomparso misteriosamente negli anni trenta:
il fisico Majorana, collaboratore di Fermi, entrato forse in crisi
dopo la scoperta delle potenzialità distruttive dell'atomo.
Giuria
Carlo Lizzani, regista (presidente)
Italo Moscati, sceneggiatore
Suso Cecchi D'Amico, sceneggiatrice
Furio Scarpelli, sceneggiatore
Giuseppe Piccioni, regista
... La sceneggiatura è il bozzolo e il film la farfalla.
(...) Lo sceneggiatore non è uno scrittore, è un
cineasta e, come tale, non deve rincorrere le parole, bensì
le immagini. Deve scrivere con gli occhi.
(Suso Cecchi D'Amico)
... La sceneggiatura è un lavoro bellissimo
perché, all'inizio, stai con gli amici e sei completamente
libero: i film possibili sono mille, è un momento di potenzialità
aperte, di intelligenze che si scontrano, di azzardo totale. Poi
la libertà diminuisce: tra i mille film possibili scopri
piano piano l'unico che davvero vale la pena di fare, e cominci
a togliere, a togliere...
(Enzo Monteleone)
... Da qualche tempo il cinema italiano è
tornato a raccontare storie. Per molti anni, troppo a lungo, si
era dedicato quasi esclusivamente a balbettare in varia forma
autobiografie, a tentare esangui esperimenti formali di sconcertante
debolezza, a mettere in scena le chiacchierate fatte in famiglia
e con lo psicanalista. (...) Da un po' si respira invece aria
nuova. Si è riscoperta la necessità del racconto.
Si è di nuovo capito che le nostre storie debbono nascere
dalla nostra realtà, da questo paese, dall'oggi. (...)
Si è compreso anche - ed era tempo - che saper narrare
non è impresa che si improvvisi. Che ha bisogno di talento,
perizia, costanza, fatica.
(Franco Bernini)